Lo stress c’è sempre stato, ce n’è e ce ne sarà. Possiamo parafrasare la canzone “Ho messo via” di Ligabue per comprendere quanto la parola stress ormai sia ovunque e riguardi praticamente ogni persona: si tratta di un aspetto da comprendere e da gestire, più che da pensare di eliminare. Un concetto talmente diffuso e sulla bocca di talmente tante persone da risultare alla fine vago e rischiare di esitare in alcune ricette estremamente semplicistiche che non aiutano a comprendere la reale natura del problema, né ad affrontarlo con efficacia.
La condizione di stress è fisiologica nel nostro organismo, si tratta – in estrema sintesi - di una attivazione del sistema ipotalamo–ipofisi–surrene per far sì che il nostro corpo attivi tutte le proprie energie per far fronte ad una situazione critica. Il meccanismo diventa problematico quando entra in azione troppo spesso, causando un ampio dispendio di energie fisiche e mentali. Trattandosi di una reazione vitale, non possiamo pensare di eliminarla, dobbiamo chiederci come fare in modo che non si inneschi frequentemente.
Analizzare lo stress dal punto di vista psicologico è la via principale per capire in quali situazioni l’attivazione del nostro organismo è eccessiva, perché esse variano da una persona all’altra. Un errore comune è pensare che lo stress si riduce diminuendo le proprie attività: molte persone cui è stata diagnosticata una condizione di stress possono rischiare di aumentare il proprio malessere perché rinunciano a momenti piacevoli che richiedono un po’ di fatica fisica, peggiorando così il proprio umore. Si può avere stress anche quando si fanno poche attività, ne è un esempio eclatante il mobbing sul lavoro, ovvero una condizione di disagio spesso legate ad un demansionamento ed una riduzione dei propri compiti lavorativi. Si passano ore a fare niente e si è più stressati di prima. Il primo livelli di lettura psicologica dello stress lo lega al bilanciamento tra le proprie risorse e le sfide che si hanno davanti: lo stress è elevato in entrambe le situazioni di squilibrio, ovvero sia quando mi sento di avere poche risorse per affrontare le mie sfide, sia quando sono convinto di avere molte risorse per affrontare poche sfide.
Aumentare le risorse personali rappresenta una via efficace per gestire lo stress e al tempo stesso relativamente semplice, perché inizia ad intervenire su uno dei due piatti della bilancia, non chiedendo di modificare le sfide che abbiamo dinanzi. L’obiettivo è migliorare la nostra risposta allo stress, ovvero quando il nostro organismo si attiva e quanto inizia a faticare. Un recente studio (Quan & Kim, 2018) ha dimostrato l’efficacia di una modalità di biofeedback uguale alla nostra, ovvero basata su sessioni di 15 minuti che partono dall’allenamento della respirazione e proseguono portando l’attenzione sul rilassamento muscolare per la gestione del battito cardiaco. Nello specifico, lo studio ha mostrato che 34 studenti di infermeria hanno diminuito la loro percezione dello stress e la propria tensione muscolare. In altre parole, hanno ritenuto di essere meno in pericolo e il loro corpo si è attivato di meno. Nelle loro conclusioni i due scienziati dicono che lo studio dovrebbe essere ripetuto con persone con alti livelli di stress per confermare meglio l’efficacia del protocollo, ma personalmente riteniamo che sia quasi meglio sapere che si può intervenire in modo efficace anche prima che le proprie condizioni di stress abbiano già raggiunto una soglia critica.
Riferimento bibliografico
Quan, L. H., & Kim, S. (2018). Effects of Biofeedback Training on Stress, Stress Response and Academic Resilience of Nursing Students. Perspectives in Nursing Science, 15(2), 107-114.
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